L’Advaita non promette scorciatoie, non invita a fuggire, non ci esonera dalla responsabilità, non ci dispensa dalla fatica. Chiede piuttosto di guardare con accuratezza, di vedere ciò che appare, di riconoscere il valore e il limite, di non scambiare la mappa con il territorio o la casa con il suo inquilino, ovvero il corpo con l’incorporato. Ci chiede di leggere con pazienza, di ascoltare con attenzione e di riflettere di conseguenza. E soprattutto ci ricorda che conoscere non è sommare nozioni, ma rimuovere ciò che impedisce di vedere.
Gianni Pellegrini è professore associato di Filosofie e religioni dell’India e Lingua e letteratura sanscrita presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino. È membro del Consiglio direttivo dell’International Association of Sanskrit Studies e del Consiglio direttivo dell’Associazione Italiana di Studi Sanscriti. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo Symboles du monothéisme hindou (2013), Meanings out of Rules (2018), Yogasūtra (curatore Federico Squarcini, 2019) e Behind Krishna’s Smile. The Lord’s Hint of Laughter in the Bhagavadgītā and Beyond (con Antonio Rigopoulos, 2024). È direttore con Federico Squarcini della collana Apavarga (ETS, Pisa) dedicata alle edizioni e traduzioni di opere dossografiche sud-asiatiche di matrice filosofica.
And What about the Vedānta Paribhāṣā’s paribhāṣātva?
Prolegomena storico-teoretici sull’Advaita Vedānta
